Disturbi da addiction e sostanze psicoattive: conoscerli per evitarli

Questo articolo si occuperà dei disturbi correlati all’assunzione di sostanze psicoattive “da addiction”, ovvero di quelle droghe che alterano il funzionamento mentale e creano dipendenza grazie alla loro azione sul cervello. Prima di procedere, ecco a voi una serie di definizioni per comprendere meglio quanto leggerete più avanti:

  • Abuso: utilizzo eccessivo della sostanza in situazioni potenzialmente a rischio (es. guidare sotto l’effetto di droghe) e nonostante la presenza di problematiche legate al suo utilizzo a livello sociale, lavorativo o sanitario.
  • Dipendenza: bisogno fisico di quantità sempre maggiori della sostanza per ottenere gli effetti desiderati (tolleranza) e presenza di sintomi fisici come sudorazione, tremori e agitazione legati all’interruzione dell’utilizzo della sostanza (astienza).
  • Craving: sensazione di urgenza irrefrenabile di utilizzare la droga per evitare i sintomi di astinenza o per ricercare gli effetti della sostanza. Se il desiderio non viene soddisfatto compaiono sofferenza fisica e psichica, accompagnata da mancanza di forza (astenia), anoressia, ansia e insonnia, irritabilità, aggressività, depressione o iperattività.

Nonostante l’abuso e la dipendenza da sostanze stupefacenti possano presentarsi a qualunque età, sono fenomeni più comuni durante l’adolescenza e tra i giovani adulti. Per esempio, il 19% dei ragazzi italiani (quasi uno su cinque!), ha fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi dodici mesi: in Europa, questa percentuale è inferiore solo a quella della Francia, che è arrivata a registrare il 22,1% di consumo nello stesso intervallo di tempo. ll 31,9% della popolazione adulta in Italia e il 27% degli studenti tra i 15 e i 16 anni dichiarano di aver provato almeno una volta nella loro vita la cannabis e i suoi derivati. Le droghe ad alto rischio, invece, vengono consumate dal 5,2% degli italiani: il 7,6% della popolazione adulta ha fatto uso almeno una volta di cocaina, il 3,1% di ecstasy e il 2,8% di anfetamine.

Di seguito riportiamo le sostanze stupefacenti che, subito dopo l’alcol, sono più frequentemente associate a situazioni di abuso e di dipendenza nella società occidentale:

  • gli oppiacei (es. oppio, morfina, eroina, metadone, ecc.): alleviano il dolore fisico, l’ansia e la tensione; inducono uno stato di rilassamento e di piacevole appagamento; il metadone viene utilizzato per il trattamento della dipendenza da eroina.
  • gli stimolanti (es. cocaina, anfetamine, metanfetamine, ecc.): aumentano l’autostima, la resistenza, stimolano gli impulsi sessuali e diminuiscono la sensazione di fatica permettendo di rimanere svegli per lunghi periodi.
  • i sedativi (es. barbiturici, ecc.): riducono la tensione e l’ansia.
  • gli allucinogeni (es. cannabis, mescalina, ecc.): mentre la marijuana e l’hashish inducono cambiamenti nell’umore, nel pensiero e nel comportamento, l’LSD e i funghi psicotropi (psilocibina) provocano sensazioni di intensa beatitudine, emozioni amplificate, allucinazioni, amplificazioni sensoriali, distorsione della consapevolezza del tempo, dello spazio e del sé e un senso di unione con l’ambiente circostante.
  • gli ansiolitici (es. Valium, Xanax, ecc.): alleviano la tensione e l’ansia inducendo rilassamento e sonno.
  • gli antidolorifici (es. ossicodone, ecc.): alleviano il dolore fisico e ne permettono la gestione terapeutica.

L’oppio e i suoi derivati

L’oppio è una miscela di circa 18 sostanze chimiche chiamate “alcaloidi” che vengono di solito introdotte nell’organismo fumandole, sniffandole, mangiandole oppure attraverso lo skin popping (iniettare la sostanza stupefacente liquefatta appena sotto la superficie della pelle) o il mainlining (iniezione della droga direttamente nel flusso sanguigno). Agli inizi del XIX secolo si scoprì che l’alcaloide presente in misura maggiore (10-15%) era una sostanza che si presentava come una polvere dal sapore aspro e che induceva calma e assenza di dolore a chi l’assumeva: venne chiamata morfina dal nome del dio greco del sonno Morfeo. Circa 50 anni dopo, grazie anche all’invenzione dell’ago ipodermico (intorno al 1856), la morfina venne somministrata su larga scala si soldati feriti e malati durante la Guerra Civile americana. Di conseguenza, molti veterani tornarono dalla guerra alla vita civile dipendenti dalla droga, condizione che venne chiamata “malattia del soldato”. Verso la fine dello stesso secolo, Heinrich Dreser, farmacologo della Bayer, scoprì che, se la morfina veniva trattata con una sostanza chimica chiamata anidride acetica poteva essere convertita in un altro potente farmaco analgesico chiamato eroina, nome che suggerisce l’idea di uno stato di divina invincibilità. Non appena fu evidente che l’oppio e i suoi derivati, tra cui la codeina che viene utilizzata in alcuni sciroppi per calmare la tosse, creavano una forte dipendenza in coloro che li assumevano, il Congresso degli Stati Uniti promulgò nel 1914 la cosiddetta Legge Harrison che trasformò in reato federale la vendita e la distribuzione di alcuni farmaci oppiacei.

Stimolanti

La cocaina (anche conosciuta come “crack”: nome onomatopeico da strada che si riferisce al suono scoppiettante quando la miscela viene riscaldata) è un derivato vegetale scoperto in tempi antichi e già ampiamente utilizzato nell’epoca precolombiana in Messico e in Perù, dove le foglie della pianta di coca venivano avvolte attorno ad una fetta di limone e poste dentro la guancia così da permettere un lento rilascio della sostanza che consentiva ai lavoratori di contenere il senso di fame, tirare su il loro umore e avere l’energia necessaria per lavorare per lunghe ore. La cocaina acquistò popolarità alla fine dell’’800, quando Sigmund Freud la propose come terapia eccezionale per la depressione, le indigestioni e una serie di altre malattie. La cocaina comparve anche nelle opere letterarie di Arthur Conan Doyle, il quale descriveva il piacere che Sherlock Holmes traeva dalla droga, e nei frigoriferi degli americani come ingrediente chiave della bevanda analcolica creata dal farmacista polacco naturalizzato statunitense John Stith Pemberton: la Coca-Cola.

Per quanto riguarda invece gli effetti stimolanti dell’anfetamina, essi furono scoperti dalla gente comune: nei primi anni ’30 le anfetamine venivano utilizzate come inalanti per curare le congestioni nasali, ma ben presto le case farmaceutiche appresero che alcuni clienti masticavano gli stoppini degli inalatori per sperimentare un effetto euforizzante immediato e intenso. Una delle forme di anfetamina più pericolose perché ad altissimo potenziale di dipendnza è la metanfetamina a cui si fa spesso riferimento con il nome di strada “ghiaccio”, “crystal”, “vetro” a causa del suo aspetto a cristalli trasparenti. Le anfetamine sono occasionalmente utilizzate anche in medicina per ridurre l’appetito quando si vuole ottenere un calo di peso nel paziente, per il trattamento dei pazienti che soffrono di narcolessia e per il trattamento dell’iperattività nei bambini: curiosamente, le anfetamine hanno un effetto calmante e non stimolante su coloro che presentano una diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD).

Sedativi

I barbiturici sono sostanze disponibili da oltre cent’anni per ottenere degli effetti sedativi. Questi farmaci sono utilizzati in modo legittimo in medicina, ma sono sostanze molto pericolose perché associate a dipendenza fisica e al rischio di overdose letale.

Allucinogeni

Il più potente tra gli allucinogeni è l’LSD (dietilamide dell’acido lisergico), una sostanza inodore, incolore e insapore che può produrre intossicazione anche se viene assunta in quantità minori di quella di un granello di sale. Questa sostanza viene spesso venduta in foglietti sottili di carta assorbente che contengono pochi microgrammi della sostanza che viene assunta lasciando sciogliere la carta sulla superficie umida della lingua. Venne sintetizzata chimicamente per la prima volta nel 1938 dal chimico svizzero Albert Hofmann che scoprì le proprietà allucinogene della sostanza assumendone lui stesso una piccola quantità. L’esperienza “psichedelica” connessa all’LSD, che può durare fino a 8 ore, non è sempre piacevole: può essere infatti estremamente traumatica, minacciosa e terrificante. Può capitare che persone che hanno sperimentato quello che in gergo viene definito un “brutto viaggio” si siano date fuoco, si siano buttate giù dalla finestra o abbiano cercato di praticare un foro nella propria testa utilizzando un trapano dentistico. Un fenomeno interessante e insolito che può verificarsi in seguito all’utilizzo di LSD è il verificarsi di flashback, ovvero di un involontario riproporsi di allucinazioni e distorsioni percettive anche a mesi di distanza dall’assunzione della sostanza.

Nei primi anni del ‘900, invece, venne brevettata dalla società farmaceutica Merck una sostanza chimicamente molto simile alla metanfetamina e nota come ecstasy o MDMA, inizialmente concepita come farmaco per perdere peso, ma che poi non venne mai immessa sul mercato a causa dei suoi effetti collaterali allucinogeni. Oggi l’ecstasy è una delle sostanze illegali più diffuse tra i giovani adulti come droga da party, “da rave”, per i suoi effetti di calma, energia e benessere attivi da circa 20 minuti dopo la sua assunzione e che possono durare per diverse ore.

L’utilizzo degli allucinogeni, in realtà, risale a molto prima di quando vennero sintetizzati per la prima volta LSD ed ecstasy: per esempio, molti secoli fa, nel corso delle cerimonie rituali dei popoli nativi dell’America centrale e del sud, venivano utilizzate due sostanze allucinogene: la mescalina, derivata da piccole escrescenze a forma di disco che si trovano sulla parte superiore del cactus peyote, e la psilocibina, ottenuta da una varietà di funghi messicani considerati “sacri” conosciuti come Psilocybe mexicana. Infine, anche l’utilizzo della marijuana e dell’hashish, derivati della pianta di canapa Cannabis sativa, risale all’antica Cina ed era incluso tra i rimedi erboristici consigliati dall’imperatore cinese Shen Nung (2727 a.C.). Un’altra testimonianza dell’antico uso di queste sostanze allucinogene consisterebbe nella derivazione etimologica del termine “assassini”, antica setta sciita minoritaria in auge in Siria e Iran nella seconda metà dell’XI secolo: la serenità con cui gli assassini si lasciavano massacrare dopo aver compiuto l’omicidio per cui erano stati assoldati, fece pensare ai contemporanei che fossero drogati con hashish, donde l’appellativo di hashīshiyyūn o hashashīn (“mangiatori d’erba”).

Bibliografia

  • Hooley, J. M., et al. (2017). Psicopatologia e psicologia clinica. Pearson.

Laureato in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, è Dottore di Ricerca in Scienze della Formazione e della Comunicazione e Professore a Contratto presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzato presso la Scuola di Psicoterapia ad orientamento Cognitivo-Costruttivista Relazionale – Centro di Terapia Cognitiva di Como, è iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia (n. 16842).

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Stefano Ardenghi

Laureato in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, è Dottore di Ricerca in Scienze della Formazione e della Comunicazione e Professore a Contratto presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzato presso la Scuola di Psicoterapia ad orientamento Cognitivo-Costruttivista Relazionale – Centro di Terapia Cognitiva di Como, è iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia (n. 16842).

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