Ragazzi spiaggiati: il fenomeno del “Blue Whale” tra mito e realtà

Il Blue Whale ci è stato presentato come un fenomeno sociale nato in Russia che si è diffuso a partire dai social. Tale vicenda ha raggiunto il pubblico italiano il 14 maggio 2017 nel corso di una puntata del programma TV “Le Iene”, ma è stata raccontata per la prima volta nel 2016 nel corso dell’inchiesta del periodico russo Novaya Gazeta a cura della giornalista Galina Mursaliyeva.  Questi fatti hanno portato anche all’arresto di diverse persone, tra le quali Philipp Budeikin, studente russo di psicologia, reo confesso ideatore del Blue Whale.

Il nome “Blue Whale” sembra nascere dal comportamento, erroneamente paragonato al suicidio, della balenottera azzurra che a volte si arena sulle spiagge. Ma le balene non si spiaggiano volontariamente: accade per errore, quando sono confuse da segnali capaci di distorcere la loro percezione e il loro orientamento… è proprio quello che succede talvolta ai ragazzi che utilizzano le informazioni distorte provenienti dalla rete per farsi del male!

Provando a ricostruire le origini di tale fenomeno, possiamo individuare come luogo di nascita di questo “gioco” il social network VKontakte (VK), l’equivalente russo di Facebook. L’episodio che ha scatenato il trambusto sul Blue Whale è stato il suicidio della 16enne russa Rina Palenkova, la quale, prima di morire, aveva caricato alcune foto e dei video sulla piattaforma per documentare il suo suicidio avvenuto nel 2015 etichettandole con l’hashtag “#f57”. Si stima che, dopo la prima “balena” (questo è il nome dato ai giocatori del Blue Whale), tra il 2015 e il 2016 le morti volontarie di adolescenti in Russia collegate alla pratica del Blue Whale furono più di un centinaio.

Ma quali sono le regole di questo “gioco” mortale? Bisogna innanzitutto entrare in contatto con un cosiddetto “tutor” o “curatore” che, di volta in volta, darà al giocatore una serie di regole e prove estreme da superare, 50 in totale:

  1. Incidetevi sulla mano con il rasoio “f57” e inviate una foto al curatore.
  2. Alzatevi alle 4.20 del mattino e guardate video psichedelici e dell’orrore che il curatore vi invia direttamente.
  3. Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli, poi inviate la foto al curatore.
  4. Disegnate una balena su un pezzo di carta e inviate una foto al curatore.
  5. Se siete pronti a “diventare una balena” incidetevi “yes” su una gamba. Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi.
  6. Sfida misteriosa.
  7. Incidetevi sulla mano con il rasoio “f57” e inviate una foto al curatore.
  8. Scrivete “#i_am_whale” nel vostro status di VKontakte.
  9. Dovete superare la vostra paura.
  10. Dovete svegliarvi alle 4.20 del mattino e andare sul tetto di un palazzo altissimo.
  11. Incidetevi con il rasoio una balena sulla mano e inviate la foto al curatore.
  12. Guardate video psichedelici e dell’orrore tutto il giorno.
  13. Ascoltate la musica che vi inviano i curatori.
  14. Tagliatevi il labbro.
  15. Passate un ago sulla vostra mano più volte.
  16. Procuratevi del dolore, fatevi del male.
  17. Andate sul tetto del palazzo più alto e state sul cornicione per un po’ di tempo.
  18. Andate su un ponte e state sul bordo.
  19. Salite su una gru o almeno cercate di farlo.
  20. Il curatore controlla se siete affidabili.
  21. Abbiate una conversazione “con una balena” su Skype.
  22. Andate su un tetto e sedetevi sul bordo con le gambe a penzoloni.
  23. Un’altra sfida misteriosa.
  24. Compito segreto.
  25. Abbiate un incontro con una “balena”.
  26. Il curatore vi dirà la data della vostra morte e voi dovrete accettarla.
  27. Alzatevi alle 4.20 del mattino e andate a visitare i binari di una stazione ferroviaria.
  28. Non parlate con nessuno per tutto il giorno.
  29. Fate un vocale dove dite che siete una balena.
  30. Dalla 30 alla 49 – Ogni giorno svegliatevi alle 4:20 del mattino, guardate i video horror, ascoltate la musica che il curatore vi mandi, fatevi un taglio sul corpo al giorno, parlate a “una balena”.
  31. Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita.

Il gioco spiegato dallo psicologo

Come avete potuto leggere, le istruzioni del Blue Whale sono una vera e propria lista di prescrizioni finalizzate ad indurre nel giocatore isolamento sociale e una sorta di assuefazione: i giocatori sono incoraggiati ad esporsi gradualmente a situazioni pericolose per periodi di tempo sufficientemente lunghi da permettere che la paura cali. Per esempio, se una persona si procura dei tagli sul corpo, aumenterà la sua tolleranza al dolore. Anche camminare sui binari o sedersi a cavalcioni su un parapetto rende più familiare l’azione fatale che decreterà la fine dei giochi: lanciarsi da un alto edificio. Inoltre, il fatto di stabilire una sorta di contratto con il proprio tutor rende più difficili i ripensamenti: quando una persona comincia un gioco, sottoscrive l’impegno a portarlo a termine. Infine, le sveglie notturne possono creare uno stato di confusione nelle vittime che riduce le loro inibizioni e la loro capacità di scelta.

Fake news? Poco importa nell’era della post-verità

Nonostante siano stati sollevati numerosissimi sospetti sull’esistenza di un simile fenomeno, una morale possiamo comunque estrapolarla da questa macabra favola: il ruolo dei mass media nel generare profezie che si autoavverano, ovvero nel diffondere e rendere concreti eventi circoscritti o addirittura di natura inizialmente solo virtuale.

Ecco a voi le tre dinamiche socio-mediali da cui risulta il fenomeno del Blue Whale:

  1. Teorema di Thomas: l’enunciato “se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze”, è stato coniato nel 1928 dal sociologo americano William Thomas. Il fatto che il Blue Whale sia una bufala o meno non ha più rilevanza. Se i giornalisti affermano che esistono giochi della morte sul web che istigano al suicidio, le persone iniziano a crearli veramente, li cercano nella rete, iniziano a temerli, o associano ad essi fenomeni da sempre esistiti, ma che prima non avevano un nome e una simile visibilità.
  2. Effetto Werther: dopo la pubblicazione nel 1774 del romanzo di Goethe intitolato “I dolori del giovane Werther” si è verificato un incremento dei suicidi fra i giovani tedeschi, come se essi fossero affascinati dal romanzo e si siano identificati col protagonista suicida. Il suicidio infatti può avere, soprattutto quando viene descritto in termini romantici e sensazionalistici, una misteriosa capacità di attrazione.
  3. Filter Bubble: i nostri interessi vengono rilevati dagli algoritmi dei social media, i quali ci mostrano intorno a noi solo ciò che ci aspettiamo di vedere dandoci poche occasioni per smentirci e accedere a versioni alternative della realtà. Click precedenti e ricerche passate sul web influenzano i risultati di quelle future, potandoci, in fin dei conti, ad isolarci (come, appunto, in una bolla!) da ogni informazione in contrasto con il nostro iniziale punto di vista.

Per approfondire:

  • https://www.commissariatodips.it/blue-whale.html
  • http://agnesevellar.it/blue-whale-pro-ana-panico-morale/

Laureato in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, è Dottore di Ricerca in Scienze della Formazione e della Comunicazione e Professore a Contratto presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzato presso la Scuola di Psicoterapia ad orientamento Cognitivo-Costruttivista Relazionale – Centro di Terapia Cognitiva di Como, è iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia (n. 16842).

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Stefano Ardenghi

Laureato in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, è Dottore di Ricerca in Scienze della Formazione e della Comunicazione e Professore a Contratto presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzato presso la Scuola di Psicoterapia ad orientamento Cognitivo-Costruttivista Relazionale – Centro di Terapia Cognitiva di Como, è iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia (n. 16842).

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