Crescere emotivamente competenti

Intelligenza emotiva, quoziente intellettivo emotivo, competenza emotiva, metaemozioni… siamo sempre più soliti sentir parlare di emozioni attraverso uno di questi termini. Al di là del termine specifico al quale ci riferiamo, è certo innegabile che l’interesse degli studiosi per gli aspetti emotivi come parte integrante dello sviluppo e del benessere dell’individuo è diventato ormai cruciale in diversi ambiti, da quello educativo a quello più strettamente scolastico, a quello lavorativo. Ma che cosa si intende per intelligenza emotiva? Chi può definirsi intelligente a livello emotivo o competente a livello emotivo? Il termine intelligenza emotiva risale agli studi di Salovey e Mayer che, agli inizi degli anni ’90, ne hanno parlato in termini di quattro abilità distinte che si riferiscono alla corretta percezione ed espressione delle proprie emozioni e di quelle altrui, all’utilizzo delle emozioni per favorire i processi di pensiero, alla comprensione delle emozioni e dei relativi processi comunicativi ed infine alla gestione delle emozioni per il conseguimento dei propri obiettivi. Da quegli anni in poi gli studi sull’utilità di saper conoscere e gestire l’esperienza emotiva nella quotidianità si sono specificati ed arricchiti. C’è chi, come Carolyn Saarni o Susan Denham, parla di competenza emotiva, sottolineandone il carattere pragmatico e strettamente legato alle interazioni sociali: essere competenti a livello emotivo significa saper esprimere, comprendere e gestire le emozioni in maniera efficace nelle interazioni sociali.

Ma perché è tanto importante essere emotivamente competenti? Diversi studi mostrano come, già in tenera età, i bambini più competenti a livello emotivo siano maggiormente in grado di costruire e mantenere amicizie, sono più popolari tra i compagni e sanno gestire meglio i conflitti. In ambito scolastico, la capacità di gestire le emozioni negative, così come la capacità di individuare e sostenere le emozioni positive nei processi di apprendimento, sono legate a migliori prestazioni nelle diverse discipline. Nel mondo del lavoro essere emotivamente competenti è legato a miglior gestione dello stress e minor rischio di burnout.

In altre parole, la competenza emotiva favorisce un miglior adattamento al contesto sociale in cui viviamo. Ma come si diventa intelligenti o competenti a livello emotivo? Beh è una storia che sembrerebbe avere le radici nelle nostre prime importanti interazioni con gli altri, soprattutto in famiglia e all’interno delle agenzie educative. I processi di socializzazione emotiva che gli adulti promuovono nei confronti dei bambini di cui su prendono cura hanno una grande influenza sul modo in cui i piccoli comprenderanno il valore ed il ruolo delle emozioni nella propria vita. Lo studioso Gottman parla di “filosofia metaemotiva”, ovvero l’insieme delle convinzioni – implicite ed esplicite – che un adulto possiede sulle emozioni, individuando essenzialmente due linee di pensiero: filosofia della messa al bando delle emozioni e filosofia dell’allenamento emotivo. La prima tende a sminuire il valore delle emozioni nell’ esperienza quotidiana, cercando di minimizzare l’impatto soprattutto delle emozioni negative (“ma dai, piangi per così poco?” “Non ti arrabbiare, che non serve a niente!”) mentre la seconda tende a valorizzare l’esperienza emotiva in tutte le sue possibili sfumature, favorendo un approccio di apertura e accettazione (“Lo so che sei dispiaciuto, ti capisco, possiamo fare qualcosa per stare meglio?” “Caspita, sei proprio arrabbiato…”). I figli dei genitori che si avvicinano maggiormente a questa seconda “filosofia” sono generalmente più competenti a livello sociale e maggiormente in grado di regolare le proprie emozioni in maniera efficace. Essere dei buoni “allenatori emotivi” pone dunque le basi per il futuro adattamento e diverso sociale dei nostri figli o piccoli alunni.

Laureata in Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Pavia, è Ricercatrice in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzata presso la Scuola di Psicoterapia ad Orientamento Sistemico e Socio-Costruzionista di Milano – Centro Panta Rei, è iscritta all’Albo degli Psicoterapeuti della Lombardia (n. 16147). È terapeuta EMDR.

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Eleonora Farina

Laureata in Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Pavia, è Ricercatrice in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzata presso la Scuola di Psicoterapia ad Orientamento Sistemico e Socio-Costruzionista di Milano – Centro Panta Rei, è iscritta all’Albo degli Psicoterapeuti della Lombardia (n. 16147). È terapeuta EMDR.

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