In questo articolo cercherò di riprendere alcuni obiettivi che John Bowlby, “padre” della teoria dell’attaccamento, indica come essenziali per il lavoro del terapeuta, rileggendoli da una visione più sistemica.
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La maggior parte di noi ha fatto esperienza di pensieri ossessivi minori, come per esempio l’esserci chiesti se ci siamo ricordati di chiudere la porta o di aver spento il gas.
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Il termine “burnout”, in italiano “bruciato” o “esaurito”, è stato usato per la prima volta nel gergo sportivo nel 1930 per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere altri risultati o di mantenere quelli acquisiti.
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L’arrivo anticipato alla seduta di una coppia genitoriale e del loro bimbo, costrinse un affaccendato Dottor Levinson a far accomodare la triade rapidamente nel proprio studio di psichiatria dimenticando di farne uscire il suo cane Jingles. Da questo fortuito incrocio di eventi si fa partire quella che oggi è definita zooterapia o pet-therapy.
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Le persone affette da tale disturbo possono acquistare e non essere in grado di buttare via numerosi oggetti apparentemente inutili o di scarso valore economico, in larga parte a causa dell’attaccamento emotivo che li lega a questi oggetti. Le loro abitazioni diventano quindi ben presto molto caotiche al punto da impedire le normali attività come il pulire, il cucinare e il camminare per casa.
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Viaggiare, per alcune persone, può essere un evento molto stressante, in particolare nei periodi vacanzieri dove molte persone viaggiano, per piacere, per lavoro, o per tornare a casa dopo tanto tempo.
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Recentemente, il funzionamento morale è stato particolarmente studiato in relazione al fenomeno del bullismo.
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Immaginate di essere su una barca in mezzo ad un mare che sta iniziando a diventare tempestoso. Ad un certo punto un’ onda vi travolge e cadete in acqua. L’unico modo per salvarvi è risalire su quella barca. La capacità che state esprimendo nello sforzo di risalirvi è detta resilienza.
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Negli ultimi anni media e telegiornali mostrano con frequenza fatti di cronaca connessi alla violenza di partner o ex partner nei confronti delle rispettive mogli/compagne. L’omicidio rappresenta solo la fine di quello che è un vero e proprio pattern di violenza.
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Questi tipi di comportamenti vengono messi in atto dalle persone con l’intento di danneggiare se stesse in vario modo, ma senza l’intento di morire.
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