Abbiamo sempre almeno due macro cornici possibili entro cui leggere ciò che accade nella vita, sia che si tratti di risultati personali o risultati professionali. Julian B. Rotter, psicologo americano, nel 1954[1] descrisse queste due cornici come “Locus of Control Internal and External”, in italiano traducibile come “Luogo di Controllo Interno ed Esterno”.
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In questo articolo cercherò di riprendere alcuni obiettivi che John Bowlby, “padre” della teoria dell’attaccamento, indica come essenziali per il lavoro del terapeuta, rileggendoli da una visione più sistemica.
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Negli anni, Google ha speso moltissimo per studiare i propri impiegati. Detto così, non suona benissimo! In ogni caso, gli studi sono stati spesso impiegati per raggiungere sia una miglior efficienza ed efficacia dei gruppi di lavoro sia il benessere degli impiegati.
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La maggior parte di noi ha fatto esperienza di pensieri ossessivi minori, come per esempio l’esserci chiesti se ci siamo ricordati di chiudere la porta o di aver spento il gas.
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Il termine “burnout”, in italiano “bruciato” o “esaurito”, è stato usato per la prima volta nel gergo sportivo nel 1930 per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere altri risultati o di mantenere quelli acquisiti.
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L’arrivo anticipato alla seduta di una coppia genitoriale e del loro bimbo, costrinse un affaccendato Dottor Levinson a far accomodare la triade rapidamente nel proprio studio di psichiatria dimenticando di farne uscire il suo cane Jingles. Da questo fortuito incrocio di eventi si fa partire quella che oggi è definita zooterapia o pet-therapy.
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Nei processi di insegnamento e apprendimento sono implicate componenti emotivo-motivazionali che coinvolgono sia gli alunni che gli insegnanti.
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Non se vi sia mai capitato di leggere un libro ed avere la sensazione di vivere una vita in più, di guardare per un periodo il mondo con gli occhi di un altro. “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani è uno di quei libri in cui di vite se ne vivono altre 100.
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Le persone affette da tale disturbo possono acquistare e non essere in grado di buttare via numerosi oggetti apparentemente inutili o di scarso valore economico, in larga parte a causa dell’attaccamento emotivo che li lega a questi oggetti. Le loro abitazioni diventano quindi ben presto molto caotiche al punto da impedire le normali attività come il pulire, il cucinare e il camminare per casa.
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Viaggiare, per alcune persone, può essere un evento molto stressante, in particolare nei periodi vacanzieri dove molte persone viaggiano, per piacere, per lavoro, o per tornare a casa dopo tanto tempo.
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